CONSIGLIO COMUNALE 30 GIUGNO 2020 -DELIBERA DEBITO FUORI BILANCIO PER PARCELLE PROFESSIONALI

Scriveva Gozzano, in una poesia straordinaria,

L’Iddio che a tutto provvede
poteva farmi poeta
di fede; l’anima queta
avrebbe cantata la fede

 

 

Non essendo un poeta di fede, in verità non essendo neanche un poeta, mi sono cimentato con lo studio di questa delibera, animato dal dubbio e dalla curiosità.

Dal dubbio che ciascuno di noi ha il dovere di coltivare come metodo di lavoro anche nel rapportarsi al proprio interlocutore e la curiosità che deve animare ogni genere di studio.

In via generale, mi sono chiesto cosa fosse trasparenza: se fosse sufficiente dichiarare, portare a conoscenza la pubblica opinione, circa l’esistenza di un debito o se fosse necessario darvi seguito.

Se fosse giusto, in un  periodo così difficile per la nostra economia, pagare parcelle per 650000 euro.

Molto mi sono interrogato sulle responsabilità che ciascuno di noi orgogliosamente deve assumersi.

Mi sono molto interrogato sul passato, quando gli incarichi come questi, e la delibera di oggi né è testimonianza, venivano dati senza copertura finanziaria al contrario di quanto riportato dall’All.4/2 del d.lgs. 118/2011, che prevede non solo l’imputabilità dell’impegno assunto con il conferimento dell’incarico all’esercizio in cui il contratto è stato firmato ma anche che impone all’ente di chiedere ogni anno al legale di confermare o meno il preventivo di spesa sulla scorta del quale è stato assunto l’impegno originario E TUTTO CIO AL FINE DI EVITARE LA FORMAZIONE DI DEBITI FUORI BILANCIO.

Poi sono andato oltre, è toccato all’istruttoria della delibera fatta dalla dirigente, che ringrazio per il corposo lavoro svolto, ricca di valutazioni giuridiche, quindi complicata complessa.

Sono stato animato e sono animato dal profondo desiderio di giustizia, di individuazione delle responsabilità, se profili di questo tipo si sono configurati. Di non invocare la ricerca delle responsabilità ma di dare il mio contributo per poterla perseguire.

Per non continuare ad essere un cafone sconfitto tanto caro alla narrativa meridionalista di Silone e Verga, perché sconfitto non mi sentirò mai finchè sarò nelle condizioni di dare il mio contributo.

Perché, qui non paga Pantalone, pagano i cittadini, nella fattispecie, dato lo stratificarsi di manovre di riequilibrio, pagano le future generazioni, lo dice la corte costituzionale. E noi finiremo nel 2044, se le misure, le cure, adottate per la salute dell’ente saranno sufficienti, che, almeno per la nostra manovra di riequilibrio non fu una scelta ma un tentativo disperato di salvare l’ente.

Ecco perché, alla luce dell’assioma secondo cui ciò che è pubblico è di tutti e non di nessuno, ho voluto prendermi il tempo necessario.

Ma ho continuato a pormi domande come ad esempio, se si trattasse di una transazione o di un accordo di pagamento. La differenza non sarebbe secondaria.

E se non si fosse trattato di una transazione, cosa sarebbe accaduto visto che la corrispondenza tra le parti non era definitiva per il comune. Ecco, come sanno i colleghi, ho voluto esprimere tutta la mia attenzione che ho riservato ad un fatto come questo, con l’astensione in commissione bilancio.

Sono certo di tutto? Ovviamente no, come si potrebbe dichiararlo su  una storia che inizia nel 1985.

Oggi devo fidarmi dell’autorevole parere della dirigente.

Cosa accade nel nostro paese? Per ognuno dei cittadini? Che la giustizia è tale per chi se la può permettere.

Ed oggi noi non potremmo sostenere un contenzioso che non riguarda il caso di specie se non nella misura della scelta del suo interlocutore: se l’amministrazione comunale ovvero chi e se, all’epoca non ha fatto ciò che andava fatto. Ed i “se”, si scoprono solo grazie all’ausilio della magistratura, che nel caso di specie verrà attivata dalla trasmissione di questa delibera alla corte dei conti, cosi come previsto per gli atti di questo tipo.

Però prendo atto della volontà di addivenire ad una soluzione bonaria della vicenda: bonaria per quanto riguarda il professionista.

Che non sia così per i responsabili, se ci sono, di questa triste pagina per l’ente ma anche per cittadini, ai quali mi sento di dire che ho fatto il mio, che abbiamo fatto il nostro, certi, oltre ragionevole dubbio direbbe Carofiglio, che l’amministrazione, in caso di contenzioso, avrebbe una maggiore spesa, che pagheremo sempre tutti noi cittadini.

Credo di aver fatto il mio dovere al di la della casacca che pure indosso, perché sono un uomo di questa maggioranza, che ho voluto e che sostengo.

Ma una parola la meritano anche quei professionisti invisibili, che lottano ogni giorno per le loro battaglie nel reperire clientela, nel vincere le cause e nel farsi pagare dai clienti alla fine.

Mi sentirò più sereno quando la pubblica amministrazione come il comune di Lecce sarà anche casa vostra.

“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla” diceva Martin Luther King.

Con questo spirito abbiamo predisposto la mozione che seguirà nella discussione di questo consiglio in ordine all’affidamento degli incarichi professionali.

Perché abbiamo promesso il cambiamento e abbiamo il dovere di perseguirlo.

Lecce, 30.06.2020

Pierpaolo Patti