Ieri bbiamo approvato la rimodulazione del piano di riequilibrio del Comune di Lecce, dopo la prima bocciatura della Corte dei Conti.
Lacrime e sangue? Non direi, ma certamente è una misura che impone dei sacrifici ai nostri concittadini ed alle nostre concittadine.
Due considerazioni che ho rilevato in aula:
- Oggi sopravvivono 73 milioni di euro di debito, che pagheranno i leccesi, che finiremo di pagare tra 12 anni (4 sono già trascorsi) e che non hanno un nome e un cognome o, forse, politicamente ce l’hanno pure, sebbene l’unico dato certo è che li pagheremo tutt*, chi in termini di maggiore IRPEF chi in virtù del maggior costo dei servizi a domanda individuale (come le sepolture e asili nido ad esempio);
- La misura del Patto sottoscritto tra governo e sindaco, il celebre Patto per Lecce, è una misura che ha avuto il suo sugello con il governo attuale ma viene “partorita” dal Governo dei migliori, che riserva gli aiuti statali ai cittadin* delle città metropolitane, mentre il debito delle città come la nostra dovrà essere pagato dai propri cittadini. Una grave disuguaglianza, se ci pensate, contro la quale abbiamo chiesto in più occasioni e in più sedi, che si prendano gli opportuni provvedimenti.
Ecco, più che intestarsi una misura di cui non si ha la paternità, l’attuale opposizione a Palazzo di Città, potrebbe unirsi al coro di coloro che chiedono al Governo Meloni di varare una misura che riconosca gli stessi diritti ai cittadini, siano essi residenti di una città metropolitana o di un capoluogo come il nostro, insomma che assuma l’iniziativa politica e legislativa a favore dell’uguaglianza.
Di seguito il video con l’intervento completo